Per le vittime della Thissen Krupp
(E per le infinite offese ricevute dopo la morte)
E si scorre uno ad uno
verso un luogo simbolico dove
poter ricordare, sentire,
solidarizzare, testimoniare,
essere il se stesso e l’altrove
portare il gesto oltre l’usuale
dieci minuti a scalare
E poi ci resta poco
e quel poco ci si strozza in gola
in quelle rancorose presenze
dal labbro leporino semovente
vibrante come la seduzione
del verme alla mela
Riprorevoli scorte di quel gusto che
si consente la rabbia,
il calcolo provvisorio
la scalata costante
della decenza
verso vette mai viste
in cui riconoscere
finalmente il profilo cadente
di quel rospo fermo in gola
da millenni, dalle ere glaciali
senza neppure la coerente scelta
di stare nel posto dove
il percorso di vita
dovrebbe portare
in quel punto esatto
e non altrove, doppia offesa
alle decenza ed alla memoria
In quei dieci piccoli minuti
si compone e scompone la vita
e se le sai scorgere le vedi
fin troppo bene
quella bava di lumache
quelle molliche lasciate
cadere a segnare un percorso
fin troppo noto
e resta ancora poco
nel contare quei nomi
scanditi, e l’applauso
dai mille toni che ora
so sentire e scandire
ora finto ora vero
ora finto ora vero
ora finto ora vero
fino a quel calcio ipotetico
lanciato a cadere dove vuole
cadere, fino a quel rompiamo
le righe finale, che divida
una volta per tutte
i sensi della vita
e le strade.
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