giovedì 28 gennaio 2010
IL FILM
La docufiction di Nico Cirasola "made in Puglia" presentata a Roma da Renzo Arbore
E' ispirata alla storia accaduta ad Altamura dove una focacceria ha sconfitto il fast food. "Focaccia Blues", il panettiere che fece chiudere McDonald's
di RITA CELI
Renzo Arbore alla presentazione del film
ROMA - La piccola focacceria che mise in crisi il colosso del fast food. Come in una favola, la genuina focaccia ha mangiato l'hamburger a stelle e strisce. E poiché si tratta di una storia realmente accaduta, è diventata un film, Focaccia Blues, diretto dal pugliese Nico Cirasola, nelle sale dal 17 aprile (in dieci copie distribuito da Bunkerlab). Una lunga gestazione ha segnato le sorti di questo lungometraggio "made in Puglia" che mescola i fatti reali con i veri protagonisti di Altamura a una parte di fiction in cui appaiono anche Michele Placido, Nichi Vendola, Lino Banfi e Renzo Arbore, che ha presentato il film a Roma insieme al regista e agli ispiratori, tra cui il produttore e distributore Alessandro Contessa.
Tutto è accaduto qualche anno fa ad Altamura, località in provincia di Bari famosa per il suo pane e per le focacce. E' lì, nel piccolo centro della Murgia, che il colosso McDonald's ha aperto uno dei suoi ristoranti. Rispettando quegli stessi criteri di marketing che hanno imposto e diffuso il marchio in tutto il mondo. E quindi ignorando del tutto quel piccolo negozio, con una sola vetrina, di cui non acquisisce la proprietà. Quel locale è in mano a Luca Di Gesù che, armato di pane, focacce, pomodori e olio d'oliva, lentamente ma inesorabilmente è riuscito ad avere la meglio sul colosso costringendolo a chiudere.
Alla vicenda narrata dagli abitanti del paese si affianca la favola d'amore tra il fruttivendolo Dante (Dante Marmone) e Rosa (Tiziana Schiavarelli), sua cliente abituale, affascinata dal direttore del fast food, Manuel (Luca Cirasola). Ci sono poi le incursioni di Renzo Arbore e Lino Banfi, protagonisti di un divertente duello di "telecucina" a colpi di specialità pugliesi come i funghi cardoncelli e il "lampascione", di Michele Placido nei panni di un proiezionista cinematografico e di Nichi Vendola, combattivo esercente di una piccola monosala.
Frutto di due anni di lavoro la docufiction "vuole raccontare il rispetto per la diversità, un ritmo diverso di vita" ha detto il regista. "Con Focaccia Blues e la sua filosofia - spiega Onofrio Pepe, uno degli ispiratori del film - vogliamo arrivare alla Casa Bianca. D'altronde Obama l'abbiamo già sentito parlare a un congresso negli Stati Uniti, durante un nostro viaggio per promuovere i prodotti pugliesi, e ci ha conquistato. Dalla sua amministrazione ci hanno chiesto anche dei semi per l'orto di Michelle".
Per Arbore la storia di Focaccia blues è una riprova che "non saremo divorati dal cibo di cellophane". Lo showman comunque dice di non avere nulla "contro i fast food, anche a me capita di mangiarci, soprattutto all'estero, come vado nei ristoranti etnici, e ho pusher di cibi pugliesi che mi riforniscono regolarmente". Arbore, impegnato in un tour con la sua Orchestra italiana, azzarda un paragone tra cibo e tv: "Oggi in tutto il mondo, la televisione è fatta in serie, dominata da format e reality. E' un po' come il cibo da McDonald's. Mi piacerebbe invece che l'Italia - ha aggiunto - il paese del gusto e della fantasia, fosse in grado di mostrare queste sue qualità anche attraverso la sua tv".
La promozione del film andrà avanti nelle prossime settimane in diverse città dove sono stati organizzati e si organizzeranno eventi gratuiti e aperti al pubblico: degustazione di focaccia, esibizione di gruppi musicali e presentazione del trailer alla presenza del regista Nico Cirasola, del produttore Alessandro Contessa e della sceneggiatrice Alessia Lepore. Si comincia da Roma e si prosegue il 15 aprile a Torino, il 20 aprile a Firenze, il 27 a Bologna e poi Perugia, Caserta e tutte le città che vorranno aderire. Per saperne di più su feste e luoghi, basta andare sul sito FocacciaBlues.
La docufiction di Nico Cirasola "made in Puglia" presentata a Roma da Renzo Arbore
E' ispirata alla storia accaduta ad Altamura dove una focacceria ha sconfitto il fast food. "Focaccia Blues", il panettiere che fece chiudere McDonald's
di RITA CELI
Renzo Arbore alla presentazione del film
ROMA - La piccola focacceria che mise in crisi il colosso del fast food. Come in una favola, la genuina focaccia ha mangiato l'hamburger a stelle e strisce. E poiché si tratta di una storia realmente accaduta, è diventata un film, Focaccia Blues, diretto dal pugliese Nico Cirasola, nelle sale dal 17 aprile (in dieci copie distribuito da Bunkerlab). Una lunga gestazione ha segnato le sorti di questo lungometraggio "made in Puglia" che mescola i fatti reali con i veri protagonisti di Altamura a una parte di fiction in cui appaiono anche Michele Placido, Nichi Vendola, Lino Banfi e Renzo Arbore, che ha presentato il film a Roma insieme al regista e agli ispiratori, tra cui il produttore e distributore Alessandro Contessa.
Tutto è accaduto qualche anno fa ad Altamura, località in provincia di Bari famosa per il suo pane e per le focacce. E' lì, nel piccolo centro della Murgia, che il colosso McDonald's ha aperto uno dei suoi ristoranti. Rispettando quegli stessi criteri di marketing che hanno imposto e diffuso il marchio in tutto il mondo. E quindi ignorando del tutto quel piccolo negozio, con una sola vetrina, di cui non acquisisce la proprietà. Quel locale è in mano a Luca Di Gesù che, armato di pane, focacce, pomodori e olio d'oliva, lentamente ma inesorabilmente è riuscito ad avere la meglio sul colosso costringendolo a chiudere.
Alla vicenda narrata dagli abitanti del paese si affianca la favola d'amore tra il fruttivendolo Dante (Dante Marmone) e Rosa (Tiziana Schiavarelli), sua cliente abituale, affascinata dal direttore del fast food, Manuel (Luca Cirasola). Ci sono poi le incursioni di Renzo Arbore e Lino Banfi, protagonisti di un divertente duello di "telecucina" a colpi di specialità pugliesi come i funghi cardoncelli e il "lampascione", di Michele Placido nei panni di un proiezionista cinematografico e di Nichi Vendola, combattivo esercente di una piccola monosala.
Frutto di due anni di lavoro la docufiction "vuole raccontare il rispetto per la diversità, un ritmo diverso di vita" ha detto il regista. "Con Focaccia Blues e la sua filosofia - spiega Onofrio Pepe, uno degli ispiratori del film - vogliamo arrivare alla Casa Bianca. D'altronde Obama l'abbiamo già sentito parlare a un congresso negli Stati Uniti, durante un nostro viaggio per promuovere i prodotti pugliesi, e ci ha conquistato. Dalla sua amministrazione ci hanno chiesto anche dei semi per l'orto di Michelle".
Per Arbore la storia di Focaccia blues è una riprova che "non saremo divorati dal cibo di cellophane". Lo showman comunque dice di non avere nulla "contro i fast food, anche a me capita di mangiarci, soprattutto all'estero, come vado nei ristoranti etnici, e ho pusher di cibi pugliesi che mi riforniscono regolarmente". Arbore, impegnato in un tour con la sua Orchestra italiana, azzarda un paragone tra cibo e tv: "Oggi in tutto il mondo, la televisione è fatta in serie, dominata da format e reality. E' un po' come il cibo da McDonald's. Mi piacerebbe invece che l'Italia - ha aggiunto - il paese del gusto e della fantasia, fosse in grado di mostrare queste sue qualità anche attraverso la sua tv".
La promozione del film andrà avanti nelle prossime settimane in diverse città dove sono stati organizzati e si organizzeranno eventi gratuiti e aperti al pubblico: degustazione di focaccia, esibizione di gruppi musicali e presentazione del trailer alla presenza del regista Nico Cirasola, del produttore Alessandro Contessa e della sceneggiatrice Alessia Lepore. Si comincia da Roma e si prosegue il 15 aprile a Torino, il 20 aprile a Firenze, il 27 a Bologna e poi Perugia, Caserta e tutte le città che vorranno aderire. Per saperne di più su feste e luoghi, basta andare sul sito FocacciaBlues.
lunedì 25 gennaio 2010
Primitivi
In attesa dei gusti che assaporeremo venerdì 29 a sera,
in attesa dei sapori primitivi,
ecco alcune immagini preparatorie!!
Vino al vino
3 dicembre 2009
Itinerario pugliese: le infinite emozioni del Primitivo “all’antica” di Vittorio Pichierri
Come vanno le cose in Puglia, nella full immersion che sto vivendo insieme ad alcuni colleghi stranieri (Patricia Guy, Rosemary George MW, Kyle Phillips,Wojciech Bonkowski) da domenica?Direi, per essere sintetico, benissimo, come meglio non potrebbe, con un’intensità di esperienze, incontri, situazioni ed emozioni che conferma la grandezza di questa regione e la sua centralità nel discorso sul vino italiano, di ieri e di oggi.Dall’esordio di domenica e lunedì, nella splendida Masseria (ed efficiente e valida azienda agricola biodinamica) Cefalicchio di Canosa, realizzata da Nicola Rossi (parlamentare ed economista) e suo fratello Fabrizio, seguite dalla visita all’azienda Spagnoletti Zeuli, alle degustazioni di vini dell’areale di Gioia del Colle (un Primitivo molto diverso da quello di Manduria e del Salento, in corso di progressiva definizione ed affermazione), alla giornata di martedì, trascorsa tra la Valle d’Itria, dove Nicola Carparelli dell’azienda I Pastini ci ha raccontato nella suggestiva ambientazione di un antico trullo la sua riscoperta del Fiano Minutolo ed il suo lavoro sulle varietà a bacca bianca nella zona di Locorotondo, ed il Salento, tra San Donaci da Candido (con una grande degustazione, dei vini aziendali e di altre realtà produttive) e Guagnano, da Cantele, per un altro di quei momenti di degustazione collettiva che rappresenta la grande novità e l’evento da sottolineare (cosa che farò presto) di questo tour, è stato tutto un susseguirsi di momenti forti.
Momenti significativi, che ci hanno consentito di cogliere la realtà variegata ed in divenire della Puglia del vino di oggi.Poi ci siamo spostati nella zona del Primitivo di Manduria, e ieri mattina a Sava, abbiamo avuto uno di quegli incontri di quelli che da soli credo giustifichino, senza sminuire le altre visite, il nostro viaggio in terra pugliese. L’appuntamento era alla Vinicola Savese, da quell’autentico testimone e portabandiera della lunga storia e dell’identità del Primitivo che è Vittorio Pichierri (nelle foto), ed è stato subito, non solo per me che ci tornavo, ma per i colleghi che visitavano questa cantina storica per la prima volta, un evento, un momento di quelli da non dimenticare.Merito della passione di Vittorio, “ultimo dei Mohicani” del Primitivo, una sorta di Bartolo Mascarello o di Soldera di questo nobile vino, del suo modo di raccontare un mestiere di vignaiolo e di produttore vissuto sempre nel solco del rispetto assoluto della terra, dell’identità del Primitivo, di un modo di produrlo e di onorarlo tradizionale e antico ma non polveroso e museale, ma vivo, e merito dei vini, proposti in una sequenza trascinante. Degustazione non solo basata sui tanti vini in bottiglia, dalla Tradizione del Nonno, a Desiderium, Passione, Terra Rossa (per citarni solo alcuni, puntualmente proposti), ma, cosa più inconsueta, prelevati direttamente dalle cisterne interrate in cemento vetrificato, dove riposano lungamente, dalle botti e risultano all’assaggio ancora più integri e veri, o, cosa ancora più incredibile, dal capasone, recipiente di creta simile alla giara, di capienza variabile, dove Vittorio Pichierri, produttore che lavora “per intuito” come ama dire, fa lungamente riposare, del tutto incurante dei diktat del marketing, della modernità, delle leggi del “mercato” i suoi capolavori.Vini, i suoi, in grado di sfidare il tempo, di dimostrare come il Primitivo di Manduria, pardon, di Sava, come ci tiene a precisare, non solo regga l’invecchiamento e si evolva splendidamente, ma conquisti tesori di complessità, di finezza, impensabili.
Ce l’hanno dimostrato, e sarà difficile dimenticarlo, una strepitosa, commovente bottiglia di un suo Vino classico Primitivo Savese “ottenuto dalle migliori uve mature di Sava” di 21 gradi, del 1975, ceralaccato, e aperto e decantato con ogni cura da Enzo Scivetti, che ci accompagna in questo tour, vino dal bouquet aromatico infinito, splendente di preziose sfumature, suadente al palato, avvolgente, pieno di energia e ancora incredibilmente freschissimo, cremoso, godibilissimo con le sue note di ciliegia e agrumi canditi, fichi secchi, spezie, erbe aromatiche, cuoio, tabacco, cacao, e forse un ancora più incredibile vino di oltre vent’anni, prelevato dal capasone da Vittorio e propostoci a miracol del Primitivo mostrare.Un vino stupefacente per complessità aromatica, con uno sviluppo di note terziarie di funghi secchi, tartufo, rabarbaro, spezie orientali, di amarena e cioccolato, e poi freschissimo al gusto, pieno di vita, con una magnifica stoffa calda e vellutata ed un corredo tannico ancora importante, avvolgente nel suo proporsi, suadente, elegantissimo e privo di quelle durezze – la degustazione di un buon numero di vini di altre aziende che abbiamo fatto nel pomeriggio presso il Consorzio Produttori Vini e Mosti di Manduria ce l’ha dimostrato, quella tendenza a sovra-estrarre, a giocare sulla potenza, la concentrazione, talvolta con legnosità insopportabili – che affliggono molti dei Primitivo, normali, che affollano il panorama produttivo di questo nobile e antico vino pugliese.Cose buone, per fortuna, non sono mancate, ma un grazie immenso a Vittorio Pichierri per averci mostrato il volto nobile, antico, sapiente, miracoloso e quasi misterico del Primitivo, un patrimonio di eleganza, complessità, dolcezza calibrata (anche nei vini dolci naturali più ricchi e dal contenuto alcolico più elevato), di armonia ed equilibrio, credo insuperabile, anche in un panorama, quello del Primitivo, sempre più affollato.Una visita di quelle speciali, che porterò tra i ricordi più belli non solo di questo mio ennesimo viaggio vinoso in una delle terre del vino che più amo, ma di un’intera carriera di cronista itinerante che nel vino cerca l’autenticità, la poesia, una capacità di emozionare e di colpirti dentro…
lunedì 18 gennaio 2010
Si segnala particolarmente la serata agli amanti del vino
Primitivo
di cui il nostro enofilosofo Eligio Lupo
presenterà una raffinata selezione.
di cui il nostro enofilosofo Eligio Lupo
presenterà una raffinata selezione.
Ma anche in chi possa trovare giovamente
in una vittoria di un Davide su di un Golia
in una storia
trasportata in un film
in cui una piccola focacceria
sconfigge ed allontana dal territorio
un simbolicamente grosso
Mc Donald.
Comunico, al contempo, con piacere la buona riuscita
dell’iniziativa culturale di sabato 16 gennaio.
La partecipazione ad eventi culturali
La partecipazione ad eventi culturali
mi auguro possa col tempo divenire buon auspicio
sul modo aperto e generoso
di considerare lo spazio di via Castelforte 4.
di considerare lo spazio di via Castelforte 4.
Luogo di incontro, crocevia di idee e sensibilità diverse.
La stanchezza dell’organizzare e coordinare, assieme ad altri compagni
(tra cui non mancherò mai troppo di ringraziare
Michelangelo Fazio, Pasquale Cirulli, Franco Martinelli),
lo spazio fisico di via castelforte,
dopo momenti come quelli di sabato scorso viene meno.
Ringrazio Michelangelo Fazio, Pasquale Cirulli, Franco Martinelli,
ma anche Massimo – di cui perdonatemi mi sfugge il cognome-
anche altri amici e compagni non tesserati a rifondazione
che si sono adoperati per rendere
anche altri amici e compagni non tesserati a rifondazione
che si sono adoperati per rendere
lo spazio di via Castelforte uno spazio vivo
e palpitante senso della vita
e alterità al quotidiano senso di sconfitta
che ci portiamo sempre più nel sangue.
Ringrazio quei compagni che sanno mettere davanti a tutto
l’importanza di costruire un “ci sono”, una traccia di presenza e
di coinvolgimento di menti, cuori e sensibilità
di coinvolgimento di menti, cuori e sensibilità
nello spazio fisico che fin troppo spesso è diventato
un semplice luogo di routine partitica,
votato cioè alla sola presenza di pochi militanti ed iscritti.
votato cioè alla sola presenza di pochi militanti ed iscritti.
Grazie alla presenza di questi compagni il circolo
negli ultimi anni ha conosciuto il pieno
in contrasto a quel vuoto di senso e di partecipazione
che caratterizza il nostro oggi collettivo in senso ampio.
Non perdiamoci di vista
Giuseppe Spinillo
Giuseppe Spinillo
la serata - i poeti
grazie
giovedì 14 gennaio 2010
lunedì 11 gennaio 2010
Il capro espiatorio
Dammi la linea, il passo, la misura
la colpa del non capito
il tempo, lo spazio per essere
untore, diavolo, poeta
farmaco scaduto, ricetta incompleta.
Le tende della memoria
aprile, che prendano aria
sia sopra che sotto la panca
il capro ci crepa,
con la pioggia che cade
ed il cane che abbaia
e non morde quasi mai
quasi nessuno, escluso il capro
che poi espia silente
da dietro le tende
aspetta e si pente
esente da tutti i peccati
sentendosi in colpa
da innocente, in un finale
decisamente indecente.
E tu dammi la colpa
mettimi in cima ai colpevoli
della fine di un mondo, imminente.
So perdere e scordare
le chiavi, le staffe, un accordo
il cellulare, l’ultima rima di un verso
l’ombrello, il verbo amare
sono capro e cornuto
attimo saturnino
entrami nella sacca
versami nel tuo vino.
Dammi la linea, il passo, la misura
la colpa del non capito
il tempo, lo spazio per essere
untore, diavolo, poeta
farmaco scaduto, ricetta incompleta.
Le tende della memoria
aprile, che prendano aria
sia sopra che sotto la panca
il capro ci crepa,
con la pioggia che cade
ed il cane che abbaia
e non morde quasi mai
quasi nessuno, escluso il capro
che poi espia silente
da dietro le tende
aspetta e si pente
esente da tutti i peccati
sentendosi in colpa
da innocente, in un finale
decisamente indecente.
E tu dammi la colpa
mettimi in cima ai colpevoli
della fine di un mondo, imminente.
So perdere e scordare
le chiavi, le staffe, un accordo
il cellulare, l’ultima rima di un verso
l’ombrello, il verbo amare
sono capro e cornuto
attimo saturnino
entrami nella sacca
versami nel tuo vino.
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